Le dimissioni del direttore dell’Area Vasta Fermo Licio Livini in tempo di pandemia, sono come un pugno nello stomaco a sorpresa. Tolgono il fiato. Piegano in due, moralmente parlando, chi opera con rischi e sacrifici. Fanno arrabbiare, e tanto, perchè la salute é il bene più prezioso che c’è. Parola di popolo.
Lui, Licio Livini dirigente medico di professione e prestato alla gestione della sanità fermana, oggi era a lavoro, come se nulla fosse accaduto, sempre da capo. Riunioni, organizzazione, problemi da affrontare, richieste: il solito tam tam pressante dato dall’emergenza coronavirus, oggi reso ancor più tambureggiante dalla macchina vaccinazioni che non ammette soste. Ne vale il futuro degli uomini.
Fuori dal palazzo di via Zeppilli la babele social e politica, in barba all’emergenza covid, dibatte sull’ormai famosa lettera di dimissioni piovuta ieri come un fulmine. Anche se i ben informati erano a conoscenza che il rapporto tra il direttore fermano e i vertici regionali Asur erano ai ferri corti. Così come al limite erano quelli con la nuova classe politica regionale (Lega e Fratelli d’Italia, in particolare), quella stessa che un anno fa picchiava duro contro la gestione pandemica Livini perchè alla sede del governo di piazza del Plebiscito ad Ancona c’era il PD. Questione di bandiere, insomma.
Ma Fermo cenerentola della sanità regionale era ed è un dato di fatto, nonostante il nuovo ospedale di Campiglione. Carenza di servizi e personale sono una cronicità mai ingoiata dalla dirigenza fermana e lo sfogo a mezzo stampa del direttore Livini nel clou della terza ondata pandemica quando il Murri scoppiava, ha fatto saltare i gangheri alle forze politiche del governo regionale.
“Il sistema ha fallito”: parole che hanno portato al muro contro muro. Personale, gestione vaccini, risorse, un continuo braccio di ferro che hanno portato all’ormai famosa lettera di dimissioni.
Cosa succederà ora? Da destra a sinistra gli amministratori locali chiedono di congelare l’atto perchè catapultare ora un nuovo dirigente nella gestione ospedaliera e del sistema vaccini vuol dire ritardare ogni pratica, ogni decisione.
La ridda mediatica in queste ultime ore sta colorando la vicenda a secondo della parte politica, ma mai come ora c’è un popolo unito che chiede a gran voce responsabilità.
Il covid non è una battaglia da vincere con l’appartenenza politica. Sia chiaro