Una transenna lato nord con un nastro bianco rosso per delimitare l’area cantiere. 200 mt più a sud una sbarra. In mezzo una pista d’asfalto con cartelli che indicano un percorso ciclabile, un cordolo lato monte e un marciapiede verso mare con tubi che spuntano fuori dal terreno e buche ricoperte da tavole con un mattino segno di un impianto di illuminazione in divenire.
Qui la rete arancione del cantiere è stata rimossa perché tra 15 giorno parte la stagione turistica dei campeggi. L’opera collegata al ponte sul fiume Ete versante Marina Palmense sembra un trattino in mezzo al nulla ma come dicono gli operatori turistici di Santa Maria a Mare qualcosa si è mosso, si è cominciato a fare.
Quel che conta oggi è che il cantiere è stato rimosso. Già perchè negli ultimi giorni la preoccupazione di quei 200 metri di rete che faceva da barriera con la spiaggia qualche preoccupazione l’aveva sollevata.
“Per la stagione turistica 2021 resterà un’incompiuta – dicono gli operatori – speriamo che questo benedetto ponte trovi la parola fine”.
Gli operai della Cogevi, la ditta che si è aggiudicata l’appalto, sta mettendo in sicurezza il cantiere del ponte ma sui tempi che mancano al compimento dell’opera si limitano a dire dopo l’estate.
Ufficialmente, dal comune di Fermo che ha la direzione dei lavori, l’assessore ai lavori pubblici Luciani ha annunciato una proroga perchè nel bando non era stata inserita la zincatura ma la certezza dei tempi non sembra esserci.
Un opera attesa da 30 anni che fatica a vedere la luce mentre tra Fermo e Porto San Giorgio è iniziata una raccolta di firme social per intestare il nuovo ponte a Felice Chiesa, l’imprenditore scomparso poche settimane fa a cui è legata la storia delle vacanze all’aria aperta nel fermano.
Un appello ampio e condiviso ma se politici ed amministratori avessero dato retta a Chiesa il ponte sul fiume Ete sarebbe stata cosa già fatta. Pedonale, ciclabile e con costi di gran lunga inferiori a quelli di oggi perché per amore verso il territorio, il compianto imprenditore avrebbe dato un pezzo del suo terreno per collocare l’opera. Storia vecchia ma che insegna.