«La scelta di diventare madre deve essere consapevole e libera» la pillola abortiva entra nel pieno del dibattito regionale tra maggioranza e opposizione. Il gotha del Pd Fermano si schiera dalla parte della consigliera regionale Manuela Bora che ha presentato la mozione, respinta. L’ex assessore, oggi tra i banchi del consiglio all’opposizione, mirava ad aumentare il personale non obiettore di coscienza tra i medici per fare in modo che i camici bianchi non si rifiutino di somministrare la pillola abortiva nelle Marche. La pillola «è il metodo più efficace per tutelare la salute delle donne che possono attivarsi in tempi più brevi e non incorrere in un intervento chirurgico» fanno sapere in una nota congiunta i democratici della piccola provincia: il segretario provinciale Fabiano Alessandrini in testa e tutta la segreteria da Patrizia Canzonetta a Laura Latini, da Carla Piermarini a Fabiola Girolami, da Carlo D’Alessio a Dario Laurenzi, da Francesco Miti a Gaetano Sirocchi, da Paolo Nicolai a Paolo Concetti, Leonardo Stortoni e Stefano Pompozzi. Inaccettabile per il Pd che «qualcuno possa pensare ancora oggi che una donna debba mettere al mondo sempre e comunque dei figli, magari contro la sua volontà. L’interruzione volontaria di gravidanza – si legge nella nota congiunta – è il diritto che l’Italia riconosce alle donne per tutelarne la maternità come valore sociale e non per gestire il numero delle nascite in base all’andamento demografico del momento. Auspichiamo che il governo regionale mostri maggiore sensibilità nei confronti dei diritti delle donne e provveda a risolvere questa incresciosa situazione». Dai reparti ospedalieri il dibattito maternità consapevole si sposta in politica ed è più che naturale lo scontro tra pensieri diversi, da un lato i conservatori, tradizionalisti di destra, dall’altro i progressisti di sinistra. Di certo c’è che il ministro della Salute Speranza ha modificato le linee guida ministeriali sull’aborto farmacologico e la pillola abortiva può essere somministrata fino alla nona settimana senza ricovero ospedaliero. Resta che numerose e autorevoli voci si sono alzate per contestare la validità del nuovo indirizzo e dunque nel merito il dibattito resta aperto. La sensazione è che sulla donna si stia innescando una bagarre politico mediatica capace di spostare l’attenzione su un piano fortemente ideologico, nell’una e nell’altra parte.