Caos nel consiglio l’altra sera a Porto Sant’Elpidio. Potrebbero essere invalidati i voti di due consiglieri che hanno partecipato da casa in modalità online perché l’assise era in presenza. A briglie sciolte l’assessore Pari opportunità.
La mite Emanuela Ferracuti svela la sua natura di lady di ferro. Tanto orgogliosa di invitare Gad Lerner e Manuela Bora, quanto risoluta a sbarrare definitivamente la porta alle referenti delle Pari opportunità in Regione: l’assessore Giorgia Latini e la presidente Cpo Maria Lina Vitturini: «non le inviterò» dice, non dialoga nemmeno con la commissione Pari opportunità in Comune.
Il dibattito parte con un’ora di ritardo, la presidente del consiglio Milena Sebastiani aveva accordato a Marco Biagetti e Monica Salvatore (civici in maggioranza) il collegamento da remoto. Poi si sono accodati Silvia Santini (Pd) e Giorgio Famiglini (autonomo). Qualche altro consigliere non si è fatto vedere e, così, veniva meno il numero legale.
In questo clima da commedia all’italiana, con le scuse pubbliche della presidente del consiglio, si sono approvati i punti all’ordine del giorno e si è salutato l’ingresso di Carlo Cognigni nel Pd (subentrato al dimissionario Stefano Senesi). Nel dibattito, tra tariffe, agevolazioni, spiagge per cani e varianti, gli sbadigli hanno avuto spesso il sopravvento, l’aula si è risvegliata solo quando si sono toccati i punti più divisivi: l’interrogazione di Andrea Balestrieri (FdI) a Ferracuti e la mozione della maggioranza pro-ddl Zan.
Nel primo caso, l’assessore doveva rispondere al consigliere sui suoi rapporti con la commissione e sugli ospiti che invita: «sempre di sinistra» annota Balestrieri.
Ferracuti gli risponde accusandolo di strumentalizzare il dibattito, se la prende con la commissaria Gioia Di Ridolfo (FdI) che aveva solo espresso la sua opinione su Gad Lerner: «un ospite troppo di parte» e, all’apice del decisionismo, sottolinea che mai inviterà la Latini «perché è contro la pillola abortiva» quindi «mi troverei a chiamare chi la pensa diversamente da me». Stessa sorte riserva alla Vitturini, ne estrapola una frase su Facebook e dice: «ha scritto che le donne devono stare a casa a fare le faccende». Dimostra un bel caratterino l’assessore che ricorda tanto il Marchese del Grillo dell’ “io so’ io e voi non siete un c …” .
Su questa scia si continua e si chiude i consiglio, con il disegno di legge approvato alla Camera e atteso in Senato il 13 luglio. A giocarsela su questo fronte è la capogruppo Pd Annalinda Pasquali. Il deputato Alessandro Zan è il primo firmatario del ddl ed è questa l’ultima bandiera del Pd. Pasquali argomenta in aula sulla mozione presentata dalla maggioranza. Sul disegno controverso, inviso a destra e a sinistra, osteggiato dalle femministe, temuto dalla Chiesa. Liberticida, con i punti 1, 4, 7 che pongono dubbi di legittimità. I timori maggiori sono legati all’educazione dei figli, da parte dei genitori e alla libertà di espressione.
Con la mozione del Pd e delle quattro civiche che appoggiano il partito, il Comune entra di fatto nella rete antidiscriminazione. Un insieme di regioni, province, enti locali che si impegnano a contrastare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Sembra l’ultimo slogan, l’ennesima bandiera da sventolare, una patacca, un finto arcobaleno. Quello vero ha 7 colori, non 6, per dire …
Sul punto, dopo la presentazione di Pasquali, argomenta la consigliera Santini. Ripescata da casa e seduta tra i banchi del consiglio, dice che la discriminazione per motivi legati al sesso si risolve solo se passa il disegno, così com’è. La tolleranza anzitutto.