La sanità in ordine sparso, Macerata ha puntato sul Covid Hospital ma si moltiplicano le critiche. Fermo arranca ma si riorganizza, Ascoli ribadisce il no all’ospedale unico.
Gli ospedali sono al collasso. L’accorato appello di un chirurgo operativo nel maceratese aiuta meglio a comprendere il clima che si respira nei reparti in queste ore. Parliamo con il dottor Walter Antonelli, chirurgo all’ospedale di Civitanova, in questi giorni molto impegnato a vaccinare le persone sia nella riviera che nel capoluogo maceratese. «La situazione è drammatica – avverte il professionista – peggio di quanto si può immaginare, i focolai si generano negli ospedali, ad oggi non abbiamo un reparto senza focolaio. I problemi ci sono anche per altre malattie, non solo per il coronavirus. Ci sono persone che non possono fare le chemio e sappiamo tutti cosa può comportare questo. Io ne so qualcosa, un mio caro amico è morto perché non si è potuto curare per cinque mesi. In medicina siamo tornati vent’anni indietro».
Il medico invita a una riflessione sul Covid Hospital: «gli ospedali di Fermo, Macerata e l’Inrca di Ancona sono tutti in difficoltà, l’ospedale di Civitanova non elimina il rischio contagio nelle altre strutture perché i pronto soccorsi dei nosocomi sono pieni di positivi, i dati drammatici mi confermano le mie iniziali preoccupazioni sul Covid Hospital. La struttura si regge in modo preponderante sul personale dell’Area Vasta 3 di Macerata e un modulo resta chiuso per mancanza di personale. Diversamente sarebbe andata se avessimo potuto utilizzare altri ospedali per i pazienti affetti da coronavirus, ospedali come quello di Recanati, di Chiaravalle, di Pergola e lì inviare tutte le persone con sintomi riconducibili all’infezione da coronavirus, per liberare le altre strutture sanitarie. Questo avrebbe permesso agli operatori di seguire altre patologie cardiovascolari o oncologiche. Il personale si doveva cercare tramite nuove assunzioni e attraverso l’accorpamento di unità operative omogenee. Vorrei ricordare a chi ha poteri decisionali in sanità che ogni scelta, nel bene e nel male, ha ricadute in termini di sofferenze e lutti».
A Fermo la risposta al sovraffollamento nei pronto soccorsi dei pazienti covid passa per l’aumento dei posti letto in rianimazione, per il blocco delle sedute operatorie garantendo solamente le urgenze per classe di priorità A. Sospese per 20 giorni le attività professionali interne e le attività ambulatoriali ospedaliere per prestazioni di tipo C e D, ad eccezione delle attività di radiodiagnostica. In pratica il Murri si è riorganizzato, pronto con la rianimazione che amplia i posti letto e gli ambulatori di oncologia sempre assicurati, come tutti gli interventi ritenuti d’urgenza, quindi funzionali. Due posti di rianimazione “pulita” sono stati allestiti in sala operatoria.
Nel Piceno gli assessori regionali Guido Castelli e Francesco Baldelli hanno visitato questa mattina il Mazzoni e il Madonna del Soccorso con i vertici dell’Asur e i sindaci. Hanno ribadito il no all’ospedale unico: «arriveranno presto importanti finanziamenti per rinforzare le due strutture» hanno detto al direttore di Area Vasta Cesare Milani e ai sindaci Marco Fioravanti e Pasqualino Piunti. «La sanità nel sud delle Marche merita un’attenzione particolare, svilupperemo una strategia per il nuovo piano di edilizia sanitaria. Nelle prossime settimane in maggioranza elaboreremo proposte anche in riferimento al futuro del Mazzoni e del Madonna del Soccorso».