Il 2023 inizia subito con una grande novità per i marchigiani. Le vecchia Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR) è stata soppiantata dalle neonate Aziende Sanitarie Territoriali (AST). Un cambiamento di forma e di sostanza che già dal primo di gennaio diventa formalmente realtà, saranno poi i prossimi mesi a riempire di fatti concreti una rivoluzione per il sistema sanitario regionale.
Un sistema più vicino alle realtà provinciali con maggior autonomia e poteri, promettono dalla Regione Marche, ma i cittadini sono scettici. E come biasimarli, visto che nel giro di pochi anni sono cambiate le denominazioni dell’azienda sanitaria ma non sono stati mai risolti i problemi che affliggono un’organizzazione che mostra più crepe che peculiarità.
Nel fermano, a capo della nuova AST Fermo, resta Roberto Grinta nominato commissario dall’ultima Giunta Regionale, ma la transizione non è stata così “soft” ovunque, considerando le polemiche sull’investitura di altri commissari nelle altre AST delle rimanenti provincie.
Autonomia e personalità giuridica alla base della riforma del modello sanitario marchigiano, ma non solo. Ciascuna Ast avrà con un direttore socio sanitario oltre che un direttore generale, e che si articoleranno in distretti, dipartimenti nei quali, tra gli altri organismi, saranno presenti Case della Comunità , Ospedali della Comunità , Centrali operative territoriali e Unità di continuità assistenziale (Uca) eredi delle Usca.
Le funzioni tecniche Asur invece saranno assorbite dall’Agenzia regionale sanitaria (Ars), che avrà solo un ruolo di mero coordinamento ma non di governo, ad esempio per procedure d’acquisto centralizzato di beni, supporto per individuare i fabbisogni di dotazione organica e carichi di lavoro.
“Ritorniamo ad un modello più vicino ai territori – ha spiegato il presidente Acquaroli – Nel 2003 quando venne istituita l’Asur si effettuò un’opera di centralizzazione: un’unica grande azienda da Ancona gestiva tutta la regione. Oggi vediamo la redistribuzione in cinque aziende sanitarie territoriali che avranno la possibilità di individuare la governance migliore in base al loro contesto, e di sviluppare una trasversalità e una sinergia tra la rete ospedaliera e i servizi territoriali. Si tratta di un’azione molto importante che rende protagonisti i territori. E’ un’inversione di tendenza per cui ovviamente non basta solo una legge, sarà un iter che ci porterà nei prossimi mesi a porre le basi del nuovo modello di sanità che vogliamo, che abbia come presupposto il miglioramento delle risposte nei confronti dei cittadini anche in vista del nuovo piano socio-sanitario e di una seria spending review”.