Che estate sarà? È la domanda più ricorrente tra i proprietari di attività commerciali, del cibo e del bere in particolare, a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico che in genere segna l’avvio della stagione vacanziera. Un 2020 bis per il litorale e l’entrotetra fermano? I più incrociano le dita in attesa della cancellazione del coprifuoco che per la stragrande maggioranza degli operatori rappresenta un freno all’economia serale e quindi giovanile, il vero propulsore dell’economia estiva.
C’è un dato però che preoccupa ed è saltato all’occhio delle associazioni di categoria: lo scontrino medio, da quando è tornata la libertà di movimento, si sta alleggerendo.
Tradotto in soldoni vuol dire che il ritorno in zona gialla e l’allungamento del coprifuoco ha sì fatto emergere la voglia di vivere, di uscire, di stare in compagna al bar, al ristorante o in gelateria ma la propensione a spendere è calata.
Le coppe gelato sono diventate coni, la birra media piccola, la pizza è sempre meno preceduta da quel qualcosa in attesa, e al ristorante il menù completo è lusso per pochi. Anzi il numero dei clienti che ordinano un piatto per poi dividerlo sta crescendo soprattutto se parliamo di famiglie.
Sala piena per una attività del food and beverage vuol dire far girare a pieni giri la macchina organizzativa e del personale ma se lo scontrino medio cala ecco che a fine giornata il guadagno si comprime.
Se un anno fa l’uscita dal lockdown non aveva inciso nelle tasche perchè il gruzzoletto dava garanzie, oggi dopo 15 mesi tra chiusure e coprifuoco, cancellazione di settori produttivi e blocco lavorativo per molte professioni, la propensione a spendere è crollata.
Meno soldi per la stagione più brillante per l’economia nostrana vuol dire mettere a rischio tante attività e tanti lavoratori che potrebbero essere lasciati a casa o impiegati con meno ore.