Da mercoledì anche gli alunni delle elementari marchigiani sono in didattica a distanza. Come un anno fa. Con la sola novità che il meccanismo informatico è sperimentato e gran parte degli insegnanti sono diventati padroni della tecnologia. Tranne i piccoli del primo anno di elementare classroom lo conoscono tutti come le proprie tasche.
Tre ora davanti allo schermo, con qualche pausa, ad ascoltare ma anche a divagare: il cane o il gatto che entra nella stanza, il compagno nel riquadro che fa le mosse, il rumore che arriva dalla cucina, gli occhi che abbandonano lo schermo per andare oltre l’immaginazione. Ma si sa che i bambini hanno un udito polivalente e furbo, così a domanda della maestra sanno riprendere il filo della lezione.
Tre ore di scuola in quella stanza che poi il pomeriggio diventa il luogo dei compiti e anche dei giochi.
Ecco dunque che la casa diventa una sorta di prigione delle emozioni per bambini che si affacciano allo studio e all’apprendimento. Frustrazione, repressione, rabbia: le reazioni dei bambini a questa situazione di vita compressa sono delle più disparate ad ascoltare i genitori che sfogano nella condivisione quelle insopportabili nevrosi dei piccoli.
Il fratello o la sorella non sono come l’amico/a, il pallone nel corridoio non è come al parco, la videochiamata è solo un modo di dire ci siamo quando in realtà i bambini vorrebbero vivere possedendo.
E ve li ricordate quei genitori che dicevano: prima di 12 anni niente telefono e niente tablet. Beh senza questi strumenti sarebbero fregati o meglio nevrastenici.
Così il succo delle giornate in Dad è un gioco che disaffeziona allo studio, all’apprendimento e genera un’apatia che impoverisce le emozioni. Il covid, e purtroppo va detto, sta sviluppando un’altra pandemia: l’odio verso il libro, il conoscere, il diventare studenti.
Sanitari, scienziati ed economisti del prossimo ventennio cercasi…