Due comuni, due modi di fare (e non fare) a confronto. Nel giorno della liberazione, dopo l’anniversario del 25 aprile, uno sguardo sulla piazza lunare di Porto San Giorgio e un altro sul movimentato lungomare di Porto Sant’Elpidio di lunedì sono le cartoline di due riviere vicine solo sulla cartina. Due centri a guida centrosinistra, l’area chiusurista al governo, due amministrazioni a marchio Pd, che sulle restrizioni non cede. Due centri diversi.
Nel primo caso si segue la linea governativa, nel secondo caso ci si ribella. Questo può significare tutto: che il Pd perde colpi a Porto Sant’Elpidio e a Porto San Giorgio regge. Che l’opposizione nel primo caso comincia a incidere mentre nel secondo no. Che il commercio nel primo caso è vivo mentre nel secondo è morto. O semplicemente sono stili di vita … spartani gli elpidiensi, ateniesi i sangiorgesi.
Una cosa è certa, chi voleva manifestare ieri sera è andato a Porto Sant’Elpidio, dove c’è stata la manifestazione pacifica “no al coprifuoco sì alla libertà”.
Si vede la protesta pacifica sul lungomare sud a Porto Sant’Elpidio e si vede la piazza vuota a Porto San Giorgio. E’ pazienza o indifferenza? A giudicare da quanto dice Gianluigi Rocchetti, di professione assicuratore, con la passione per la politica a 5 stelle, le cose stanno così: «Porto San Giorgio non si smentisce. Anche quando c’è da manifestare pacificamente. Noi siamo comodi, abituati alla poltrona, alle pantofole. Vogliamo che tutto sia fatto ma dagli altri, e poi ci lamentiamo di Fermo. Vedere le celeri, due pulmini e quattro, cinque macchine di polizia e carabinieri interdire una manifestazione pacifica a Porto Sant’Elpidio, mentre a Porto San Giorgio è il deserto totale, è il segno che le forze dell’ordine ci snobbano perché qui non succede niente. Ecco perché i ragazzetti vengono da noi a prendersi a botte per mezza dose di fumo, siamo un paese di morti».
E Fabio Marini della gelateria del centro aggiunge «siamo solidali con i colleghi di Porto Sant’Elpidio che stanno manifestando le loro preoccupazioni, e sono tante». Solo loro due, e pochi altri, a circolare nella Porto San Giorgio lunare delle riaperture ma non troppo.
Mentre commercianti, professionisti, studenti, mamme e nonni erano a Porto Sant’Elpidio ieri sera. Commercianti e partite iva, artigiani e commercialisti. La parrucchiera Michela Marcotulli, con le sorelle Cristina e Gaia, gli amici Andrea Tria, Milo Cifola e, a seguire tutti gli altri, sfilavano sul lungomare Faleria, facevano avanti e indietro alla piattaforma di legno. Megafono in mano, fuochi d’artificio all’occorrenza, sventolio di tricolori, minuto di silenzio per i morti del coronavirus, corona lanciata in mare e inno alla libertà. In sottofondo la canzone di De Gregori del ’79, più attuale che mai: “Viva l’Italia”. Bastano due strofe sull’Italia liberata ma derubata, presa a tradimento ma senza paura. E’ il messaggio del 26 aprile.
Gli agenti in assetto antisommossa incutono un po’ di timore ma ci vanno con i piedi di piombo, e sono lì per dovere. Il messaggio passa e non ci sono politici né rappresentanti di sigle sindacali o associazioni di categoria a passeggiare. La protesta nasce dal basso e quelli che restano in strada dopo le 22 vengono segnalati ma niente multa. «Gliel’ho detto ai poliziotti che la contesto, non la pago neanche sotto tortura» dice una giovane mamma con il sorriso nascosto dalla mascherina. Lo diceva anche Socrate che “c’è un limite oltre il quale la sopportazione cessa di essere una virtù”.