Dalla parrucchiera al titolare della palestra, dal ristoratore al benzinaio, dal barbiere allo chef è tutto un grido di dolore che attraversa lo Stivale. In Provincia di Fermo le categorie sono allo stremo.
I personal trainer: Pierluigi Pallottini, Emanuele Piattoni e Marco Emili sono titolari della palestra Wave a Porto San Giorgio e avvertono «anche noi, come ormai quasi tutti gli esercizi pubblici, dal 26 ottobre abbiamo dovuto interrompere ogni tipo di attività. Confesso però – aggiunge Pallottini – che fatichiamo a vedere le nostre palestre deserte. Ci eravamo illusi che gli sforzi per mettere le nostre strutture in sicurezza fossero serviti a qualcosa, come ci avevano fatto credere. Nessuno dal Governo o dal Comitato tecnico scientifico ci ha interpellato per scrivere insieme nuove regole ancor più stringenti». Eppure chi meglio dei diretti interessati avrebbe potuto avere voce in capitolo? I tre personal trainer sangiorgesi dicono «chi meglio di noi, che viviamo la palestra h24, avrebbe potuto dare indicazioni utili? Ci eravamo illusi che superare tutti i controlli delle autorità nei giorni precedenti la chiusura sarebbero serviti a qualcosa. Non comprendiamo perché il ministro della Salute non ravvisi, nella funzione che lo Sport esercita per il benessere psicofisico della persona, un’opportunità sociale che produce, di riflesso, benefici alla spesa sanitaria. Non comprendiamo come mai il ministro dell’Economia non si renda conto che il settore sportivo è una componente primaria di una vera impresa sociale. Gli affitti non sono stati bloccati, così come le tasse e le utenze». A proposito dei ristori «quando e se arriveranno, saranno pochi spiccioli ma quando l’incubo finirà ripartiremo più forti di prima. Un pensiero va a tutti coloro che, per colpa del virus, hanno perso i loro cari e a tutti coloro che lo stanno ancora combattendo, anche voi non mollate».
Il barbiere: «A un anno dalla pandemia siamo di nuovo punto e a capo dopo tutte le spese sostenute per riaprire – dice Giordano Silenzi, titolare della barbieria Giordano Studio Uomo a Porto Sant’Elpidio – avevo messo in conto che non avrei lavorato neanche quest’anno nella settimana di Pasqua ma con queste misure qualcuno si perderà per strada di sicuro. Abbiamo preso un bel colpo con le prime chiusure, stavolta è più dura. Di ristori non abbiamo visto niente. Ho 43 anni, ho due figli da mantenere, come si può pensare di farsi un futuro in queste condizioni? Chiudere il settore per la cura della persona è uno sbaglio perché il benessere psicofisico passa per il vedersi curati, il sentirsi puliti. Tutti i mestieri sono indispensabili, a maggior ragione la cura della persona. Non trovo un motivo perché dovremmo essere chiusi rispettando le norme igienico-sanitarie e di organizzazione. Ci sono tante persone come me, padri di famiglia, per i quali la situazione sta diventando insostenibile».
La parrucchiera: Michela Biancucci ha l’attività a Porto Sant’Elpidio e fa sapere «la nostra attività è chiusa ma gli abusivi lavorano a go-go. Nei nostri saloni è da anni che trattiamo l’igiene e la sanificazione, come abbiamo sempre sostenuto. A maggio del 2020 abbiamo dimostrato che possiamo lavorare in sicurezza. Dobbiamo lavorare». Associata alla Cna questa esercente residente a Sant’Elpidio a Mare rappresenta la categoria che da troppi mesi soffre per le chiusure che non trovano una spiegazione logica, cosa che ha sempre rivendicato la referente del settore in Cna Perlita Vallasciani, portavoce regionale e territoriale di Cna Benessere e Sanità e presidente del consiglio nazionale Cna Estetica.
Il ristoratore: Piero De Santis, referente per la categoria in Confartigianato Fermo e contitolare con il fratello Giuliano dell’hotel-ristorante Il Gambero e dello chalet-ristorante Settemari a Porto Sant’Elpidio fa due conti «come ristori ci sono arrivati in totale 36.800 in due trance, lo scorso aprile e adesso, i nostri costi fissi mensili, lavoro o non lavoro, sono 10.000 euro». Si capisce che, con queste cifre, non può andare avanti un’attività. Sul fronte dei ristoranti non si comprende davvero come la chiusura serale possa rappresentare una garanzia di sicurezza. L’estensione dell’orario di lavoro garantirebbe più sicurezza, i clienti sarebbero spalmati su più ore. C’è anche il paradosso per cui i supermercati aumentano gli introiti, grazie alla vendita di cibi pronti mentre le attività di ristorazione, con il delivery, sono al collasso. «Viviamo un momento drammatico – confida De Santis – saremo ristorati della perdita 2020 tra il 5 e l’8%, con queste somme non ci facciamo proprio nulla, sono un’inezia. Non è possibile stare aperti solo a pranzo. Siamo fiduciosi che vengano consegnati in breve i vaccini, vogliamo vaccinarci al più presto per riprendere le nostre attività, vogliamo lavorare».
Lo chef: Luca Santini, presidente della Federazione Italiana Cuochi per le Marche «in questo momento di grande difficoltà mi sento di dire che dobbiamo stare il più possibile uniti e dobbiamo cercare di mettercela tutta. Il nostro settore è tra i più colpiti. Ognuno di noi ha la sua ricetta per cercare di uscire da questo tunnel. Sarebbe già tanto che gli aiuti previsti arrivassero. Ancora tante delle promesse fatte in passato non si sono concretizzate. È ancora tutto fermo e molti di noi sono decisamente in difficoltà. Dobbiamo tener duro ancora qualche settimana. Speriamo che, dopo Pasqua, si torni alla normalità. Non ci possiamo sicuramente permettere di saltare l’estate perché dobbiamo riprendere fiato».
Il benzinaio: Andrea Cavanini gestisce tre impianti di carburante tra cui uno a Porto San Giorgio riaperto da poco, la Esso Sud. «Siamo una categoria che è rimasta sempre aperta – fa sapere – rientrando la nostra attività nei beni primari essenziali, ma abbiamo accusato un duro colpo ugualmente con il calo delle vendite. Si sono dimezzate le entrate, la nostra categoria non ha ricevuto sussidi. Molti sono gli impianti a livello nazionale che hanno chiuso. Sono sicuro che se passa lo ius soli. Io pago la fornitura di carburante cinque giorni prima dello scarico, fondamentale è lo ius soli, certo, per la mia e per le altre attività». Pare che nessuno ci abbia pensato alla questione dei distributori di carburante che, con le nuove chiusure, risentono pesantemente del fatto che i veicoli in circolazione si sono ridotti significativamente e, di conseguenza, è crollato il ricorso a rifornirsi di benzina.
Commercio allo stremo, chiusure senza logica, fateci riaprire
