“Ho lavorato domenica dalle 9 alle 20 per 80 euro. Ecco perchè nessuno vuole fare il cameriere e non perché becchiamo il reddito di cittadinanza”. Cristian ha 38 anni, disoccupato da 2 anni del settore calzaturiero, ma sin da ragazzo ha lavorato per il mondo della ristorazione, in particolare la banchettistica.
“Da maggio a settembre – racconta Cristian, di Fermo – ho fatto quasi sempre il cameriere fino al 2019 per matrimoni, comunioni e cresime. Giornate da quasi 12 ore di lavoro. I matrimoni anche più, tra preparazione della sala, servizio e smontaggio: 150 euro il compenso. Una volta siamo andati a Roma. Partiti coi camion alle 7 di mattina, 35 gradi. Scarico, allestimento sotto il sole e cerimonia in villa iniziata alle 18. Giusto il tempo di una doccia per mettere il vestito del servizio. Cena terminata a mezzanotte ma la festa con l’open bar è durata fino alle 4. Abbiamo finito di smontare e ricaricare il camion alle 7. Siamo ripartiti e a mezzogiorno eravamo a Cupra Marittima per un matrimonio della domenica sera. Per fortuna c’era un’altra squadra”.
Quella volta, sorride Cristian, è stata quella più pagata 180 euro. Ma non se la scorderá mai per la fatica e il caldo, tirando in ballo la forza dei 25 anni.
“Oggi, o meglio da anno a questa parte, fare il cameriere in certi ristoranti si è sottopagati e sfruttati – accusa – 60 euro per 11 ore di lavoro domenica scorsa per comunioni. Sento di contratti stagionali pranzo e cena da 850 euro. Con orari dalle 11 alle 15 e dalle 18.30 a fine e servizio che può essere mezzanotte come l’una”.
Una figura professionale, quella del cameriere, che sembra stia scomparendo viste le tante richieste che ogni giorno si leggono sui social e non solo.
“Non è vero che nessuno vuole fare il cameriere perché becca il reddito di cittadinanza – spiega il giovane fermano – se vivi in famiglia non lo prendi! Non si trovano camerieri perché vengono sottopagati. Talune categorie di ristoratori, soprattutto gli stagionali, non possono giustificare la sottopaga con lockdown o zona rosa: gli chalet l’anno scorso hanno lavorato il doppio da giugno a settembre, quest’anno hanno riaperto a maggio. Cosa hanno da lamentarsi? Hanno mai lavorato a febbraio o marzo?”.
Insomma il mestiere del cameriere visto dai camerieri non vuol morire. Anzi è un evergreen ma solo se retribuito in maniera giusta.