Persi 4,7 miliardi nelle Marche nel 2020, una flessione del 12% di Pil. Solo il comparto della ristorazione si è visto sfumare un miliardo di prodotto interno lordo. Nel primo trimestre 2021 risulta una perdita di due miliardi nel terziario mentre la ristorazione tra gennaio e marzo ha perso 450 milioni. Sono i numeri della disfatta, sono i dati sciorinati da Confcommercio Marche nella mattinata di protesta ad Ancona, in collegamento con Roma e i manifestanti di tutt’Italia. Non ce ne vogliano i buonisti e i chiusuristi che se ne vanno in giro dicendo che nelle piazze ci sono tutti brutti sporchi e cattivi, anche fascisti. Le piazze sono quelle dell’Italia che produce. Il problema, a questo è punto, è se riuscirà ancora a farlo.
Ne stiamo vedendo di tutti i colori in queste settimane, Confartigianato con i ristoratori di Porto Sant’Elpidio si è appellata perfino al padreterno. Ieri mattina una delegazione è stata dall’arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio per chiedere di posticipare i matrimoni, le cresime, le comunioni, almeno fin quando i ristoranti non avranno riaperto. Se così non sarà, dopo aver investito per strutturare in base ai diktat del precedente governo, molti locali saranno costretti a chiudere bottega. Cornuti e mazziati.
Stamattina, con Confcommercio Marche, nel capoluogo dorico si sono radunati non solo i proprietari di locali di somministrazione di cibo e bevande, c’erano anche gli albergatori, i balneari, il comparto legato alla ricettività e al turismo. Attività che vogliono ripartire. Rispetto all’anno scorso tira un’altra aria. In 13 mesi sono cambiati gli slogan, è non è poco. Siamo passati dagli hashtag zuccherosi a prova di diabete a quelli velenosi a rischio infarto. Superata la fase d’incanto dei “ce la faremo” e “andrà tutto bene” siamo al punto che ai cancelletti si fanno seguire “io apro” e “il futuro non si chiude”. Se alla data del 20 aprile non ci saranno novità a prova di tenuta, per certe categorie, come Roma ha lasciato intendere, non osiamo pensare quali tag andranno ad alimentare le piazze.