L’asfaltatura di 21 strade è il semaforo verde alla campagna elettorale. Un po lunga, a dir la veritá, ma è evidente che il lavoro politico da fare per avere la conferma, come nel caso della maggioranza, o per creare l’alternativa, per le opposizioni, è tanto.
In settimana il neo consigliere regionale Marco Marinangeli ha lasciato lo scettro di capogruppo a Renzo Petrozzi incensando di fatto il medico come candidato sindaco della Lega. Nome che però non unisce e definito dagli alleati non penetrante nel sistema commerciale e imprenditoriale della città. L’uscita della forzista Alessandra Petracci, anche lei aspirante candidata alla prima poltrona cittadina, che ha inventato un parcheggio sotterraneo a piazza Mentana, è il tentativo di dire ci sono anch’io. Fdi è alla finestra.
L’asfaltatura delle strade è il cappello elettorale messo dal PD alle prese con un 2021 di gran lavoro.
La prima tappa è il congresso cittadino per trovare un nome dopo le dimissioni della segretaria Coman. Il traghettatore Michele Amurri sarebbe la continuità ma i senatori nicchiano. Poi c’è da pensare alle primarie di partito e qui già si lavora su tre fazioni: Ciabattoni, Di Virgilio e Gramegna. Poi c’è l’idea del sindaco Loira: un nome esterno che mette tutti d’accordo.
Passo successivo le primarie di coalizione, sempre se ci saranno, perchè i civici, nel conclave di maggioranza, hanno messo non uno ma due piedi fuori e l’asse Vesprini, Catalini, Marcattili al quale strizza l’occhio Bragagnolo, potrebbe essere il terzo polo. Un progetto per la città al quale guardano con interesse commercianti, concessionari e marineria, oltre ad alcune associazioni costrette ad andare a Fermo per trovare spazio.
In tutto questo bailamme politico vien da chiedersi: se sono tutti impegnati in politica chi penserà a sostenere famiglie ed imprese piegate dal covid, chi penserà a promuovere e rendere attrattiva la città in vista della zona bianca, chi penserà a curare piazze, giardini e viali e soprattutto chi deciderà sui grandi interventi di fine mandato?
Il cappello elettorale o il buonsenso?