L’Indagine trae origine dal danneggiamento di una autovettura e la conseguente esplosione di un ordigno avvenuta il 20 settembre a Port Sant’Elpidio.
Erano le 21 circa quando una giovane ragazza, dopo aver parcheggiato integra la sua autovettura fuori casa, esce in strada e si accorge che qualcuno ha infranto il finestrino del veicolo. La giovane, dopo aver controllato che non era stato sottratto nulla dalla vettura rientra in casa. Dopo circa venti minuti lei, la sua famiglia e migliaia di persone sentono un forte boato provenire dall’esterno. Proprio all’esterno della abitazione della giovane scoppia un ordigno.
La notizia ha scosso tutta la città e per giorni e giorni l’attenzione delle forze dell’ordine e dei media si è riversata su questo fattaccio. L’ordigno fatto esplodere, costruito con metodi artigianali, col la sua deflagrazione, distrusse i vetri di numerose abitazioni e recò il danneggiamento di una cabina del gas, con le conseguenze gravissime che è facile immaginare.
La Polizia, intervenuta sul posto, non ha perso tempo iniziando un lavoro meticoloso di indagine e di raccolta di testimonianze utili a dare un volto al malintenzionato. Visionate le immagini delle telecamere di sicurezza, il cerchio si stringe intorno ad un soggetto gravato da precedenti penali e di polizia per reati contro la persona, contro il patrimonio ed in materia di stupefacenti. Quello stesso soggetto, a bordo della sua autovettura transita per l’ultima volta, nella via dell’esplosione, pochi secondi dopo la deflagrazione dell’ordigno dopodiché lascia il comune di Porto Sant’Elpidio per rientrare nella sua provincia di residenza, Macerata.
Convocata la vittima di questi due fatti, che agli investigatori sembrano assolutamente convinti fossero provenienti dalla stessa mano, le viene costo se avesse qualche conoscenza dell’uomo sotto indagine delle Forze dell’Ordine, ma la giovane conferma di non averlo mai visto. Viene scandagliata la vita della ragazza, i suoi contatti, le sue frequentazioni, si valuta ogni pista ed emerge che l’unico collegamento con l’attentatore è una sua ex collega che aveva avuto una relazione amorosa finita male con il soggetto sospettato.
I poliziotti convocano questa ragazza la quale, interrogata circa i suoi rapporti con l’uomo, racconta di una storia finita male ma fa difficoltà ad aprirsi e a raccontare tutto. L’uomo, non accettando la fine della loro relazione avvenuta l’anno scorso, non aveva mai smesso di chiamarla, di inviarle messaggi continui, in una occasione si era anche sostituito a lei creando un falso account su un sito internet a suo nome. La ex collega della vittima, infine, confesserà di essere stata vittima di stalking e terrorizzata dall’uomo che non ha mai voluto denunciare per la paura di ritorsioni.
Grazie all’analisi del cellulare i poliziotti scoprono che l’uomo aveva una forte avversione nei confronti della ragazza di Porto Sant’Elpidio probabilmente perché affetto da una insana e insensata gelosia della amicizia delle due giovani o perché attribuiva a questa ragazza la fine della loro storia.
L’Indagine è stata brillantemente coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Macerata che, analizzando le risultanze dell’indagine svolta dalla Squadra Mobile di Fermo, ha richiesto immediatamente l’emissione di una misura cautelare a carico del soggetto e il Giudice per le indagini preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere per il soggetto.
Si aprono così le porte del carcere per un uomo che, se confermate tutte le vicende a carico, sarà macchiato dal reato gravissimo di stalking e ritenuto colpevole dell’esplosione di un ordigno, potenzialmente pericolosissimo, che destò allarme in tutta la provincia di Fermo.
Il monito alle vittime di violenza è sempre lo stesso: denunciare sempre i propri persecutori perchè le istituzioni possono proteggere le vittime e consegnare i responsabili alla giustizia.