All’attacco del sindaco il comitato Corta di Lido Tre Archi, un gruppo di cittadini riunito in associazione durante la fase del primo lockdown per chiedere più sicurezza nel quartiere multietnico. Una squadra che in questi mesi ha contribuito significativamente a porre l’attenzione sui problemi della riviera fermana al confine con il ponte sul fiume Tenna
Residenti che non criticano l’operato delle forze dell’ordine, anzi, le ringraziano per la presenza e i ripetuti blitz che hanno prodotto evidenti risultati. Alla base del problema a Tre Archi c’è altro. Questo sottolineano quelli del comitato che, in un comunicato stampa, pongono l’accento non solo sulle occupazioni abusive, sullo spaccio e sulla prostituzione, ma rimarcano che le misure finora adottate non sono state sufficienti. Non fanno il nome del sindaco Paolo Calcinaro né quello dell’assessore alla sicurezza Mauro Torresi ma fanno intendere che costoro potevano attrezzarsi meglio.
Sulle occupazioni, ad esempio, Corta dice che si era parlato di un censimento degli immobili che non c’è stato, né ci sono state verifiche per controllare se qualcuno abusivamente si allaccia al contatore per approvvigionarsi gratis di acqua e luce, cose che capitano. E a pagare, in questi casi, è il condominio. Non è più questione di occupazioni, prostituzione, furti e spaccio, dice Corta, ad esempio: «nulla si è fatto per stroncare l’abusivismo commerciale.
I contratti di alcuni appartamenti sono stati verificati nella loro legittimità e nella loro aderenza alle norme civilistiche e fiscali?» Chiede il comitato e chiama in causa il Comune: «tutti gli sforzi, le riunioni, i protocolli d’intesa, il memorandum sulla sicurezza, il Piano Fermo Sicura sono scivolati su un crinale di pressapochismo».
Aspra critica al controllo di vicinato così come Calcinaro l’ha strutturato, senza gruppi WhatsApp e con l’invito a segnalare tramite mail da indirizzare all’Ufficio del sindaco. Per concludere, qualcosa da ridire c’è pure «sui fondi della riqualificazione finora spesi con risultati mediocri». È un peccato che il comitato, anziché essere una spalla per il Comune, sia diventato una spina del fianco. Forse qualcosa di sbagliato a monte c’è se siamo arrivati a tanto.