Si incendia la campagna elettorale che (per fortuna) troverà il suo punto di arrivo Domenica 25 in cui gli italiani saranno chiamati al voto per decidere la composizione del Parlamento. Questa volta a finire nel mirino di Repubblica è proprio il Governatore delle Marche Francesco Acquaroli, reo di aver partecipato ad una cena, proprio nel momento in cui si scatenava la tragedia che ha colpito la regione pochi giorni fa.
“Ammetto che non ho poteri di veggenza e che prima di essere allertato, ignaro di quanto stesse accadendo, partecipavo come da programma ad un evento che ho subito abbandonato nel momento in cui i miei collaboratori mi hanno avvertito” – ribatte a Repubblica, il Governatore marchigiano – “Ho ritenuto doveroso a questo punto raccontare alla comunità marchigiana come sono andate le cose, rispetto a chi sta utilizzando questo dramma per altre finalità”.
Le accuse del quotidiano nazionale, impegnato in questi mesi, in una campagna molto dura contro il partito di Acquaroli, sono davvero pesanti, specie per chi ha fatto dell’empatia il proprio cavallo di battaglia. A metterci il carico è anche il capogruppo in Regione del PD Mangialardi: “Non c’era nessuno della Giunta, solo i funzionari della Protezione civile. Aguzzi non c’era però sono stato in contatto più volte con lui al telefono”.
Insomma, una vera e propria grana per lo staff del Governatore che sta tentando di far quadrare il cerchio di orari che non tornano, a giudicare dalla ricostruzione di Repubblica. La cena incriminata stavolta (l’altra cena con il menù di Benito Mussolini fu un altro inciampo della classe dirigente marchigiana di FDI) è quella a Potenza Picena, con ospite d’onore il fondatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto, impegnato in una serie di incontri elettorali per promuovere il partito. Tra un selfie, un video e un stretta di mano immortalata sui social però, è difficile far quadrare i conti con gli orari di pubblicazione e quello che doveva essere un giorno come un altro di una stanca campagna elettorale è diventato un boomerang che in queste ore infastidisce non poco i marchigiani.
Purtroppo era una considerazione che sorvolava da tempo nelle stanze della politica e dell’informazione: troppi assessori regionali candidati e pronti per atterrare a Roma usando come trampolino il governo della Regione Marche. Adesso la frittata è servita.