Si riparte. Il 26 aprile sembra essere un arcobaleno nel sistema economico sociale in periodo di pandemia, ma a sentire gli operatori le nuvole non mancheranno. Anzi.
Un solo ristoratore su 4 (2/4 nelle aree metropolitane) apparecchiarà sotto l’ombrellone o al dehors da lunedì prossimo, stimano le associazioni di categoria, perché la stragrande maggioranza vede il fattore spese difficilmente colmabile dalla voce incassi. È vero che la voglia del popolo di tornare a sedersi al ristorante é tanta, ma con il solo servizio pranzo è difficile mandare avanti l’impresa. Senza pensare al rischio meteo (in particolare a cena con il clima pazzo di questi tempi) che in caso di pioggia manderebbe all’aria tutto il prodotto fresco in cambusa e la preparazione connessa alla giornata. Forse un protocollo aperture disegnato per le aree metropolitane?
Poi c’è la questione personale. Cuochi, aiuto e camerieri: se il tempo sarà inclemente i costi sarebbero una mazzata per l’azienda che già solo per riaprire dovrà dare fondo a risparmi o affidamenti bancari. Possibile che i nostri governanti non sanno che un contratto a chiamata si attiva il giorno prima? In casi di maltempo chi paga la giornata?
Ma ciò che più sconcerta il mondo della ristorazione sono le regole applicate in questo inizio di ritorno alla normalità. Ovvero quella demonizzazione delle sale al chiuso, impedendo di fatto la riapertura alla stragrande maggioranza degli imprenditori. La sala ristorazione luogo di contagio più di una classe scolastica o un supermercato?
Il controsenso è nell’apertura del servizio all’aperto ma servizi igienici al chiuso, senza pensare ai luoghi dove dovrebbero essere conservate posate, piatti e bicchieri. I clienti avranno un percorsi per andare al bagno? E chi igienizza?
Già qualcuno immagina quell’onda di clienti anche da fuori Regione che invadera il litorale domenica primo maggio. Oltre 100 persone all’aperto per Dpcm ma costrette ai servizi igienici all’interno: chissà quale professionista del comitato tecnico avrà pensato a questa soluzione dicono da più parti…
Ma così è e allora il 26 rischia di essere una ripartenza al rallentatore (forse vogliono così??!!) In attesa che le amministrazioni comunali diano il via libera per la stagione calda a quella che sarà una street ristorazione.